All'alba del giorno 12 Agosto, triste e glorioso, era stato deciso l'attacco a fondo della quota 174 Ovest. mi piace ricordare che ciascuno di noi, pur non dissimulandosi la gravità del compito, era animato dal più grnde entusiasmo; e quando venne l'ordine di attacco, i nostri bravi soldati, in gran parte reduci dalla Libia e già provati dai disagi e dai pericoli dei giorni precedenti, balzarono come un sol uomodalle posizioni, slanciandosi al seguito dei prpri Ufficiali. Si urlava "Savoia, avanti" sebbene tale grido di guerra non fosse più voluto negli assalti, che dovevano invece sorprendere il nemico improvvisie violenti. Ma l'entusiasmo non si comprime facilmentee d'altronde gli austriaci non ignoravano certo la nostra azione, sia già perchè si svolgeva di giorno sotto i nostri occhi vigili. Ho sempre, e lo conserverò gelosamenteun fazzoletto tricolore che ebbi, dolce e grato ricordo, una sera, prima della partenza per il fronte al Politeama Livornese in cui sirappresentava i" Il Tessitore" Allora lo agitavo al suono degli inni patriottici, ol 12 Agosto lo sventolai davanti ai miei soldati tutti meravigliosamente impetuosi dinanzi alla mischia imminente.
Superate le fasce esterne dei reticolati nemici e la prima linea dei trinceramenti, ci trovammo a contatto con diversi nuclei appostati nel bosco, tra la prima e la seconda linea nemica. L'urto fu tremendo, indescrivibile. La baionetta lavorava e mi ricordordo che, certo Tortori fiorentino, vantava le sue prodezze facendomi balenare la sua baionetta arrossata, instancabile! Molti dei nostri cadevano e pure l'impeto della battagia cresceva. Scoppiavano di tratto in tratto le bombe a mano e diradavano la mischia, la sedavano quasi; poi l'urto riprendeva violento e terribile.
Ad un certo momento un centinaio di austriaci sbucarono improvvisi dal bosco, quasi a tagliarci la strada: Ma l'assalto irruento li aveva demoralizzati. "Arrendetevi" gridai. Gli uomini del mio Plotone li aggirarono intimando loro di alzar le braccia e gettare le armi. Si arresero. Su quelle povere facce c'erano i segni di una lunga sofferenza e di una stanchezza infinita; negli occhi spaventosamente dilatati, impresso un terrore folle che non dimenticherò: Alcuni di essi erano feriti. Mi ricordo di un Sott'Ufficiale austriaco a cui una scheggia di granata aveva prodotto una ferita orrenda alla faccia; la bocca non era più che un'apertura informe, sanguinolenta, orribile a vedersi: eppure il disgraziato camminava ancora. Lo feci al prossimo posto di medicazione unitamente ad un altro ferito all'addome, in condizioni gravi.
Devo confessare che non tutti i miei soldati mostrarono verso i nemici quel contegno che si deve ai prigionieri di guerra. Alcuni dei nostri, ancora eccitati dall'orrore della mischia, li insultavano, ed avrebbero certo trasceso se non avessi, con la disciplina, recisamente imposto a tutti quel rispetto dovuto ai nemici vinti ed inermi.
I prigionieri furono inquadrati; io stesso presi il comando della colonna, e, con pochi uomini di scorta, ci avviammo al prossimo posto di concentrazione.
Intanto la battaglia infuriava, e se molte e dolorose furono le nostre perdite, l'esito della giornata fu a noifavorevole, perché il trincerone fu conquistato. Reparti del 1° Battaglione, comandati dal valoroso Maggiore Angiono, riuscirono riuscirono anzi ad oltrepassarlo tentando di impadronirsidi una linea di trincee avanzate; ma furono respinti sanguinosamente: Avemmo in questa azione sfortunata le maggiori perdite. Anche il nemico lasciò sul terreno numerosi morti.
Ai prigionieri fatti dal mio Plotone si unirono altri, che incontrammo nella discesa, comandati dal S.Tenente Capuis. la colonna risultò quindi di circa 150 prigionieri di cui io presi il comando come Ufficiale più anziano.
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